Solitarie, mute. Ripiegate in atteggiamento innaturale, chine sotto chissà quale peso.
Sono “figure” vinte ma possono ancora salvarsi. Basta un raggio di luce bianca.
La vita è come una parete verticale che offre sporgenze (difficoltà) e rientranze (momenti di riposo).
La salita è faticosa , specialmente se si è da soli ad affrontarla. Non un oggetto familiare a cui ricorrere per avere conforto, non un affetto a cui aggrapparsi. Tutto ciò che l’uomo ha costruito gli è di troppo, se ne deve disfare se vuole ancora salvarsi.
Salvarsi, ma da chi? Da cosa? C’è un solo nemico da sconfiggere: l’abbandono di ogni lotta, la rinuncia, cioè, alla vita!
Le figure del silenzio sono in meditativa attesa di spiccare il volo verso una vita diversa, nuova e stimolante. Hanno trovato rifugio momentaneo in una nicchia o in una sfera in cui sono perfettamente inserite e in cui si sentono protette. Tutto intorno è silenzio, vuoto cosmico, ma le figure sono corpose, dilatate, nude e armoniosamente essenziali, quasi inserite a viva forza nello spazio che si sono conquistato.